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Francesco, una prima lezione

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bruno.biondani
view post Posted on 15/3/2013, 23:20




Nel suo primo giorno di pontificato ha rifiutato la croce d'oro e l'auto di lusso, ridotto la scorta, pagato di persona il conto dell'albergo, detto ai suoi compatrioti di dare ai poveri i soldi invece di spenderli per andare ad applaudirlo a Roma.

Ha iniziato a darci un esempio di umiltà e concreta disponibilità al sacrificio a fini di umana solidarietà.
Oltre ad essere l'essenza mondana del cristianesimo, è anche l'unico possibile ed efficace contrasto agli eccessi della cieca competizione finalizzata al solo profitto.
Per seguirlo non è neppure necessario un eroismo estremo, è sufficiente il buon senso.
Che lezione!
In un solo giorno ha mostrato la falsità dei profeti dell'uguaglianza senza merito e del merito senza pietà.

Durerà?
Lo spero proprio.
 
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L.Gasparini
view post Posted on 16/3/2013, 14:09




CITAZIONE
Durerà?

:D :D Il fatto stesso che ti ponga la domanda è significativo.
Qui siamo di fronte a cosa significhi il marcketing e in un momento in cui la Chiesa Cattolica ,prende atto,certificato da un evento con un solo precedente di un Papa che si "dimette" che il declino la sta portando "fuori" dal seminato prova con un operazione di immagine (vedremo poi quanto sostanziale)di rimettere sui canali "giusti" la sua immagine complessiva.
Se pensi a un esempio da fare seguire alla classe politica nazionale,mi permetto di avanzare molte riserve ,anche perchè i problemi nazionali sono quelli di un sistema ,dal produttivo a quello finanziario,spappolato,aggravato da una incompetenza totale di quella che si vorrebbe essere la classe politica.
 
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mirkobacci
view post Posted on 16/3/2013, 18:34




Riporto questo intervento sull'altro forum ( quello negletto )
http://umanapolis.forumcommunity.net/?t=53941254

Premetto che, quando parlo di chiesa, potrei essere prevenuto dal fatto che mi considero, da ateo, un incrollabile contestatore di tutti i presupposti escatologici e para-storici sopra i quali è stata edificata. D'altra parte, da appassionato di storia, non ho mai esitato ad approfondire, per quanto possibile, le vicende millenarie di questa organizzazione e imparato a predere sul serio e nella massima considerazione ogni avvenimento che la riguardasse. La chiesa cattolica romana è, forse e più di ogni altra istituzioe, quella che ha sempre avuto l'approccio più multiforme e flessibile al potere, che ha saputo esercitarlo nei tempi e nei modi più adatti al mantenimento di una posizione dominante e, per questo motivo, gli atti che la riguardano, sono da considerarsi sempre significativi, non tanto per le questioni religiose ma piuttosto per quelle terrene.
Ieri hanno eletto un nuovo papa e, visto che si tratta dello stesso cardinale che arrivò secondo al ballottaggio contro Ratzinger 8 anni fa, la prima cosa che mi è venuta in mente è che la Chiesa ha pensato di avere commesso, nel 2005, un errore. Probabilmente è anche questo il motivo per cui Ratzinger si è dimmesso. Non conosco questo Bergoglio salvo il diluvio di notizie che, da ieri sera, si sono sparse per il mondo a proposito della sua persona e che sono da prendersi con beneficio di inventario, la cosa interessante è che si tratti di un gesuita che ha assunto il nome di francesco. Questo significa che la chiesa, oltre a sentire la necessità di dare l'impressione di un cambiamento, intende mettere in campo tutte le risorse... probabilmente la situazione è seria. E' stato scelto un gesuita, quindi un appartenente all'aristocrazia intellettuale della Chiesa, probabilmente gli unici, i gesuiti, con i quali è possibile fare qualche metro nei ragionamenti oltre la parola fede. In questo caso Ratzinger, che sapeva un immenso numero di cose circa un limitatissimo numero di argomenti era da considerarsi, complessivamente analfabeta ( infatti entusiasmava Giuliano Ferrara ) e, questo analfabetismo umano ma anche culturale, ha certamente pesato dalle parti delle sacre stanze. Un gesuita ha confidenza con il potere e con i poteri, capacità di dialogo e, complessivamente, non si può dire che i gesuiti non abbiano, a modo loro, una efficace pastoralità, nel senso che, in questo momento, è utile alla chiesa. Un gesuita che sceglie il nome di francesco sarebbe come se Travaglio decidesse di chiamare suo figlio Piersilvio, stando i due ordini all'estremo opposto del diametro della Chiesa, tuttavia per venire incontro anche a quell'altra idea pastorale incarnata dal patrono d'Italia, ha mandato un chiaro messaggio ecumenico e unitario, oltre chi di marketing, che certamente gli sarà utile per il progetto al quale è stato chiamato. Ci sarà da aspettarsi, da questo papa, la sobrietà del gesuita e l'umiltà di francesco, cose che si esternizzeranno in cose del tutto esteriori e simboliche, quelle che piacciono tanto alla gente. Ci aspetteremo anche il tanto agognato repulisti all'interno della curia romana, anche in questo caso si tratterà di sconvolgimenti il cui valore esteriore sarà di gran lunga superiore a quello effettivo: morto un papa se ne fà un altro, è vero, ma è anche vero che sostituito un segretario di stato, un prefetto pontificio... se ne fa sempre un altro che, per quanto in buona fede, si troverà ad amministrare un patrimonio immenso. Non penso che questo patrimonio sarà devoluto ai poveri, quindi... Tutto si baserà sulla capacità comunicativa, la stessa che ha fatto amare ai cattolici anche il robusto ultraconservatore Woityla. A parte le pennellate di novità esteriori che Bergoglio certamente apporterà, probabilmente agendo dal basso verso l'alto, anzichè dall'alto teologale verso il basso come nel caso del poco furbo Ratzinger, sulle questioni fondamentali non si discosterà più di tanto dal resto dei predecessori, semplicemente perchè non può farlo. Questo è il vero limite della chiesa, un beneamato limite che lascia intravederne la fine, forse più prossima di quanto non ci si potesse aspettare solo 30 o 40 anni fa, anche se temo di non potervi assistere.
Il problema, per la chiesa romana, non è tanto il vangelo e il presupposto metafisico dell'esistenza di dio, per rinunciarvi completamente l'umanità dovrà apsettare ancora qualche secolo probabilmente, ma la sua teologia. I vangeli sono, scusate la franchezza, delle esili novelle senza struttura; questo è il motivo per cui, basandosi su quelle stesse scritture, sono nate decine, se non centinaia di diverse confessioni cristiane, più o meno piccole; insomma ognuno ha potuto stiracchiarseli come credeva, la stessa cosa si potrebbe fare con cenerentola se si attribuisse alla fata sbirulina una potestà divina. Qualora Bergoglio fosse realmente ben intenzionato a proporre un'azione della chiesa fondato sui vangeli realmente rivolta al bene degli uomini di buona volontà e non avesse altri paletti ci riuscirebbe senza problemi, ma Bergoglio-francesco i paletti li ha e, secondo me, sono insormontabili, pena la dissoluzione della chiesa cattolica stessa. Qualsiasi pontefice, più che con l'elementarità dei vangeli, deve confrontarsi con i propri teologi e la propria stessa storia che, in duemila anni, ha incrostato la dottrina, da Paolo in poi, di encausti culturali, molto ben strutturati e raffinati ( questi si ) che hanno finito per diventare, questi, la vera essenza della chiesa.
Si fermerà come tutti i pontefici davanti a queste evidenze, scoprirà che non è possibile cambiare la chiesa in senso evangelico senza dissolverla e si rifugerà, questo è possibile e probabile, nella tradizionale gestione del potere... Questo Ratzinger, probabilmente, lo sapeva in partenza e non è stato bravo nell'esercizio del potere; forse Bergoglio, da buon gesuita, sarà più bravo e accorto, certamente più amabile e vicino alla sensibilità dei fedeli, ma vedrete che, alla fine e al netto dell'abolizione di qualche orpello qua e la, sarà la solita minestra.
 
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bruno.biondani
view post Posted on 16/3/2013, 19:11




Sulla sostanza grossa del tuo discorso, Mirko, sono d'accordo senza per questo essere ateo o credente.

In realtà sono "pubblico" per ciò che riguarda l'interazione del cristianesimo con la società e con tutte le altre forze che vi operano, con particolare attenzione al "competitore islamico", e sono (estremamente) privato per l'aspetto teologico o etico che sia.

Sono "politicamente" dell'idea che col cristianesimo si possano fare dei ragionamenti che l'islamismo non è disposto ad ammettere, e mi riferisco alle "ali" più aperte delle due religioni, lasciando gli integralisti ai loro lunatici furori.

In questa chiave m'è parso che questo Papa abbia messo subito la "sua organizzazione" al centro di un movimento di rinnovamento sociale, che lo abbia fatto con intelligenza e che abbia potuto farlo perché ha intravisto uno spazio lasciato vuoto da altri di statura o di punto di osservazione inadeguati.

Il dubbio che dentro ci sia del marketing non esiste, c'è di sicuro. Ma credo che a quel livello il marketing stesso diventi sostanza e che sia destinato a produrre effetti concreti.

L'Islam non potrà mai competere, al massimo potrà mostrare di gradire o meno.

Ecco, parlando di essenza mondana del cristianesimo intendevo questo.
La cosa mi ha interessato sia perché mi è sembrata una buona indicazione di percorso che per il fatto che per percorrerlo non sia necessario indossare la cotta.
 
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3 replies since 15/3/2013, 23:20   43 views
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